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Ruolo del microbiota nell’obesità

Dai probiotici un possibile aiuto nella lotta ad uno dei principali problemi di salute

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L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute dei nostri giorni, nonostante sia tra i più sottovalutati. L’Oms ha stimato che il 39% degli individui di età superiore ai 18 anni è in sovrappeso o obeso e come il numero di questi sia addirittura triplicato dagli anni’70 ad oggi. Questo aumento si può imputare senz’altro al cambiamento dello stile di vita avvenuto negli ultimi anni, con un aumento del consumo di cibi spazzatura raffinati ricchi di zuccheri semplici, grassi non sani e ad alta densità calorica a discapito del consumo di frutta, verdura e farine integrali. Inoltre, la sempre più diffusa sedentarietà della popolazione, partendo dai bambini fino agli adulti, e la scarsa importanza data ad una regolare attività fisica hanno contribuito ad ingigantire questo fenomeno.

Tipico dell’obesità è il deposito di tessuto adiposo in vari distretti del corpo, i quali possono variare in base al sesso e alla situazione ormonale del soggetto, prediligendo la zona addominale nell’uomo e la zona coscia/fianchi nella donna. Per anni il tessuto adiposo è stato ritenuto come inerte, un semplice e innocuo accumulo di grasso. Oggi si è scoperto essere un vero e proprio organo in grado di secernere sostanze positive e negative per la salute dell’organismo, dette citochine, con azione appunto antinfiammatoria o infiammatoria. 

In particolare, per quanto riguarda l’obesità viscerale, il grasso in eccesso accumulato al di sotto della parete addominale è in grado di rilasciare molte sostanze infiammatorie in grado di aumentare l’infiammazione dell’organismo, portando col tempo alla comparsa di insulino-resistenza e diabete, ipertensione e problemi cardiovascolari, dislipidemie e perfino aumentare il rischio per alcuni tipi di cancro.

Studi recenti hanno inserito in questo contesto un nuovo attore con ruolo da protagonista, il microbiota, cioè l’insieme di microrganismi che popolano il nostro organismo e in particolare l’intestino.

Rischi della dieta “occidentale”

Le prime ipotesi su un rapporto esistente tra il microbiota intestinale e la comparsa di obesità sono nate dopo studi sui ratti, in cui risultò evidente che quelli privi di leptina (ormone che provoca la sazietà) e quindi obesi mostravano un rapporto tra le principali popolazioni batteriche intestinali completamente alterato rispetto ai soggetti magri. Come ulteriore prova, trasferendo il microbiota di ratti obesi nell’intestino di ratti privati artificialmente del microbiota, quest’ultimi diventavano successivamente obesi nonostante una dieta povera di cibo.

Per spiegare questo fenomeno bisogna chiarire il fondamentale ruolo che riveste il microbiota nella digestione e nell’assorbimento dei nutrienti. Esso è in grado di produrre acidi grassi a corta catena (acetato, propionato, butirrato) degradando la fibra alimentare introdotta con l’alimentazione. Queste sostanze, oltre a rappresentare la principale fonte di nutrimento delle cellule dell’intestino mantenendole in buona salute, hanno una forte azione antinfiammatoria. Una dieta ricca di fibre e carboidrati complessi, tipica della vera dieta mediterranea, favorisce una maggiore diversità del microbiota e una maggiore produzione di acidi grassi a corta catena, migliorando la salute generale dell’organismo. Inoltre, un microbiota di questo tipo rende meno accessibili e disponibili per l’assorbimento le sostanze nutritive, riducendo il contenuto calorico del pasto. In un certo senso si può definire un “microbiota magro”.

Una dieta tipica “occidentale” descritta in precedenza invece, povera di fibra e ricca di zuccheri semplici e grassi non sani, porta allo sviluppo di un microbiota poco vario e in grado di ricavare maggiore energia dagli alimenti, in particolare aumentando l’assorbimento di monosaccaridi e conferendo una maggiore capacità di degradare i polisaccaridi. A ciò si aggiunge una maggiore sintesi dell’enzima lipoproteina lipasi, enzima che scinde i trigliceridi in glicerolo e acidi grassi permettendo il loro ingresso nelle cellule, tra cui quelle del tessuto adiposo. La disbiosi intestinale creata (cioè il non equilibrio del microbiota) andrà a ridurre anche la produzione di acidi grassi a corta catena che non potranno contrastare l’infiammazione provocata dall’eccesso di grasso.

Un possibile aiuto da parte dei probiotici

Recenti studi mettono in rilievo un possibile ruolo dell’integrazione probiotica nella lotta al sovrappeso. 

Vari probiotici, tra i quali diverse specie di lattobacilli (L. casei, L. gasseri, L. rhamnosus, L. plantarum) e di bifidobatteri (B. infantis, B. longum, B. breve) in studi su animali hanno esercitato un’ottima azione antiobesità riducendo l’accumulo di grasso. Si pensa che ciò sia dovuto a una migliore modulazione del microbiota intestinale favorendo la crescita di batteri “buoni” a discapito di quelli patogeni, una maggiore produzione di muco intestinale che va a ridurne la permeabilità e di conseguenza una regolazione ottimale del sistema immunitario. A ciò si aggiunge un miglioramento della sensibilità insulinica.

Studi sugli esseri umani devono ancora confermare in maniera definitiva il possibile ruolo dei probiotici nella lotta contro l’obesità, in modo particolare per quanto riguarda le specie da utilizzare e i dosaggi. Tuttavia, le premesse sono buone ed è comunque noto da tempo il grande potenziale di probiotici di influenzare positivamente il microbiota.

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