Il microbiota della pelle
Lo squilibrio dei batteri della cute può contribuire alle sue patologie
In genere, quando si parla di microbiota, automaticamente si pensa all’insieme di batteri e altri microrganismi che popolano il nostro intestino. Tuttavia, nonostante il microbiota intestinale sia quello più rappresentativo sia numericamente che qualitativamente, non è il solo nel nostro organismo. Il microbiota di alcuni distretti corporei, come per esempio genitale e del cavo orale, sono molto noti e tenuti in forte considerazione quando si parla di cura o prevenzione di malattie. In questo articolo analizzeremo un tipo di microbiota meno conosciuto, spesso trascurato, il microbiota della pelle.
La pelle e i suoi “abitanti”
La pelle è l’organo più esposto al contatto col mondo esterno. La sua collocazione gli conferisce quindi il fondamentale compito di protezione da tutte le minacce esterne, di fungere da barriera. La sua struttura stratificata e il suo sistema immunitario sono ottimali per svolgere questa funzione; tuttavia, molti microrganismi riescono comunque a proliferare su di essa. La salute della pelle è quindi fortemente influenzata dalla sua capacità di riuscire a controllare nel miglior modo possibile la proliferazione dei numerosi ceppi batterici presenti su di essa. Numerosi studi stanno dimostrando come i ceppi batterici che vivono sulle pelle non siano da considerare a sé stanti, ma un tassello fondamentale della pelle stessa e che contribuisce fortemente alle funzioni del suo sistema immunitario.
Il microbiota della pelle mostra una varietà di ceppi batterici incredibile, sia tra un individuo e un altro e sia sullo stesso individuo. Un bambino nato da parto naturale presenterà un microbiota cutaneo differente da un bambino nato da parto cesareo, così come abitanti della stessa casa presenteranno batteri più simili tra loro rispetto ad altri. Addirittura, chi ha animali in casa presenterà un microbiota più simile a quello dell’animale e diverso dalla cute di chi animali non ne ha. Come dicevamo, anche sullo stesso individuo la varietà è notevole tanto che diventa quasi riduttivo e poco corretto parlare di microbiota della pelle, ma sarebbe più corretto parlare di “microbiota ascellare” o “microbiota dei palmi della mano” o “microbiota della zona retroauricolare” ecc. Altri fattori che influenzano sono il pH cutaneo, le modalità di igiene personale, la temperatura corporea e l’esposizione solare.
Nonostante questa variabilità, i vari batteri appartengono nella maggior parte dei casi a soli quattro gruppi: Bacteroidetes, Firmicutes, Proteobacteria e Actinobacteria, quest’ultimi i più numerosi. Ciò che più influenza la presenza dell’uno piuttosto che l’altro è il tipo di pelle. Nelle zone umide, come possono essere l’inguine, le ascelle o la pianta del piede le specie prevalenti sono gli stafilococchi (del gruppo Firmicutes) e corinebatteri (del gruppo Actinobacteria). Nelle zone sebacee invece, come possono essere la fronte, la zona laterale delle narici o la zona retroauricolare si trovano nella stragrande maggioranza Actinobacteria. Infine, le zone secche, come ad esempio le mani, presentano una percentuale più variabile dei vari gruppi.
Microbiota della pelle e sistema immunitario
I microrganismi della pelle a seconda del loro comportamento possono essere divisi in tre gruppi. Si definiscono commensali se traggono beneficio da noi, simbionti se il beneficio è per entrambi, patogeni se traendo loro beneficio danneggiano noi. La maggior parte di loro appartiene al gruppo dei commensali. I batteri commensali svolgono un ruolo fondamentale nel sistema immunitario della pelle; infatti, riescono a competere con i batteri patogeni togliendo loro spazio e nutrienti limitandone quindi la crescita. Inoltre, producendo sostanze antibatteriche, le batteriocine, ne limitano ulteriormente la crescita.
Fino a quando questo sistema è in equilibrio, la pelle rimane in salute. Alcune situazioni particolari, come perdita dell’integrità cutanea a causa di traumi, malattie o cattiva detersione, oppure a causa di terapie immunosoppressive o in caso di pelli particolari come bambini e anziani, possono in certi casi portare i batteri commensali (che – come abbiamo visto – sono innocui e utili), a diventare patogeni, rendendo il microbiota della cute in questo caso nocivo. Un classico esempio di questa situazione è quello riferito allo Staphylococcus epidermis, un batterio commensale che vive sulla pelle che riesce, tramite la produzione di sostanze antibatteriche, a limitare la crescita di patogeni come Staphylococcus aureus e Streptococcus pyogenes. Tuttavia, in caso di soppressione immunitaria o altri casi elencati precedentemente, Staphylococcus epidermis è in grado di causare importanti infezioni della pelle diventando quindi esso stesso il patogeno.
Alcune delle principali patologie della pelle sono state associate in maniera più o meno diretta ad alterazioni del microbiota cutaneo. Tra queste rientrano quelle infiammatorie classiche come la dermatite atopica e la psoriasi o autoimmuni come l’alopecia. Si è visto come queste patologie possano originare da un’alterazione del microbiota intestinale provocando un’infiammazione generale e una reazione immunitaria che arriva fino alla pelle. Altre patologie, come ad esempio l’acne, la dermatite seborroica o la rosacea sono in genere trattate come infezioni quando invece possono essere viste come vere e proprie disbiosi cutanee.
Probiotici e pelle
Data l’origine intestinale di alcune delle patologie cutanee, ha senso pensare che l’utilizzo di probiotici che vadano a riequilibrare il microbiota intestinale e modularne l’infiammazione possano essere di grande aiuto. Si è visto come una dieta corretta e formulazioni a base di probiotici come i lattobacilli, per esempio Lactobacillus plantarum e Lactobacillus rhamnosus, o di bifidobatteri possano migliorare clinicamente sia le patologie infiammatorie della pelle, sia quelle autoimmuni che quelle infettive. In commercio esistono anche formulazioni cosmetiche contenenti probiotici e prebiotici, nate con lo scopo di contrastare le disbiosi. È interessante uno studio che ha voluto verificare l’effetto di una crema viso con all’interno tre ceppi di lattobacilli applicata su soggetti affetti da acne. Dopo dieci giorni di utilizzo si è notato l’aumento dei lattobacilli della pelle, un calo dei patogeni ed un notevole aumento dell’idratazione della pelle con un calo delle lesioni da acne. Ad oggi tuttavia le formulazioni orali, agendo al cuore del problema e cioè all’intestino, presentano un’efficacia migliore e più duratura.
Bibliografia
• Sanford JA et al., Functions of the skin microbiota in health and disease, Semin Immunol, 2013
• Lozio L et al., I probiotici. Principi e uso nella pratica medica, Giampiero Casagrande editore, Milano 2017, Edizione 2020
• www.microbioma.it
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