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Salire sul podio battendo la disabilità

Il successo degli atleti alle Paralimpiadi

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Le Paralimpiadi di Tokyo 2020 sono state un successo mediatico e numerico, ben 115 gli atleti della delegazione italiana (61 atlete e 52 gli atleti). Un appuntamento mai così numeroso e ricco di medaglie per l’Italia, 69, superiori a quelle conquistate a Seul ‘88. Anche se l’edizione record di risultati resterà la prima. A Roma nel 1960 quando l’Italia conquistò 29 ori, 28 argenti e 23 bronzi, per un totale di 80 medaglie. Ma quelli erano altri tempi, c’erano altre regole e anche gli avversari erano diversi.

Il maggior numero di medaglie italiane è arrivato dal nuoto – 11 ori, 16 argenti, 12 bronzi – per un totale di 39, 7 sono arrivate dal ciclismo, 9 dall’atletica leggera, 2 dalla scherma, 3 dal tiro con l’arco e dal triathlon, 2 nell’equitazione e una medaglia da canoa, judo, tennistavolo e tiro. Il premio in denaro stabilito dal Comitato italiano paralimpico ha previsto 75mila euro per i vincitori di un oro, 45mila per una medaglia d’argento, 25mila per un bronzo.

Nuoto: Giulia Terzi alla premiazione di uno dei suoi due ori.
fotografia bizzi

L’edizione di Roma segnò l’avvio di un percorso, che avrebbe condotto alle Paralimpiadi come le conosciamo attualmente. I Giochi paralimpici vengono abbinati sistematicamente ai Giochi Olimpici dal 2001 e sono organizzati dal Comitato Paralimpico Internazionale. Sono tutti eclatanti i risultati raggiunti a Tokyo. Dal successo sportivo, oltre la metà degli atleti era alla prima esperienza a cinque cerchi, a quello mediatico, seguitissimo dalla stampa e dall’opinione pubblica. Per l’immaginario collettivo c’è stata pari dignità tra atleti olimpici e paralimpici. Gran parte degli sport sono comuni tra Olimpiadi e Paralimpiadi, solo un paio di discipline, boccia e goalball sono presenti esclusivamente in questa occasione.

Gli azzurri sono stati impegnati in 16 discipline: atletica leggera, badminton, canoa, canottaggio, ciclismo, equitazione, judo, nuoto, scherma, sitting volley, tennis tavolo, sollevamento pesi, taekwondo, tiro a segno, tiro con l’arco, triathlon. Tra le novità di Tokyo c’è stato l’ingresso del para badminton e il taekwondo presente con due sole categorie su tre classi di peso. Il primo con piccole modifiche rispetto al gioco originale e il secondo con due sole categorie, riservate ad atleti con disabilità agli arti superiori e difficoltà intellettive.

Una domanda sorge spontanea: quali sono i criteri con cui competono gli atleti paralimpici e come vengono classificati? Gli atleti vengono suddivisi in sei diverse classi: amputazioni, paresi cerebrali, difficoltà visive, lesioni spinali, disabilità intellettive ed esiste anche un gruppo in cui rientrano tutti coloro, che non appartengono alle precedenti classificazioni. Le valutazioni in classi permettono di garantire equità nelle gare, tra disabilità simili.

Quali sono le regole delle discipline presenti a Tokyo?

Il sito del Comitato Italiano Paralimpico (www.comitatoparalimpico.it) offre una breve carrellata sulle varie discipline. Iniziamo dalla Regina con la erre maiuscola, l’atletica leggera. Prevede quasi tutte le classiche discipline. Si può gareggiare in piedi (con o senza ausili protesici), in carrozzina o con una particolare tricicletta a grandi ruote chiamata frame runner. In caso di disabilità visiva importante, è possibile gareggiare affiancati da atleti guida.

La canoa paralimpica non è molto diversa dalla versione olimpica. Si pratica su acqua piatta e sulla distanza dei 200 metri con il kayak e il Va’a (che significa ‘piccola barca’ nella lingua polinesiana).

Il para rowing – ovvero il canottaggio paralimpico – può essere praticato di coppia (con due remi) o di punta (con un solo remo).

Il ciclismo ha visto il suo debutto nel 1984 con atleti non vedenti che utilizzavano il tandem. Dodici anni dopo è stato aperto a tutte le persone con disabilità, classificando i concorrenti in base al tipo di limitazioni funzionali.

Il paradressage è l’unica disciplina equestre presente ed è praticato da atleti con disabilità fisica, ipovedenti o non vedenti.

Per il judo è prevista la sola disabilità visiva, e i judoka si affrontano su un tatami di 10×10 metri con una serie di tecniche di lancio e ripresa.

Il nuoto invece può essere praticato da atleti con disabilità motorie, visive e intellettivo-relazionali, ma non sono ammesse protesi o ausili. Il regolamento del nuoto paralimpico riprende le norme della Federazione internazionale.

Nel para powerlifting l’atleta steso supino su una panca, solleva il bilanciere a braccia tese, lo riporta in alto e lo riappoggia sui supporti. È il sollevamento pesi adattato, con una sola classe suddivisa in diverse categorie di peso.

Ciclismo: Fabrizio Cornegliani, argento nella categoria H1.
fotografia di Ferraro_bizziteam

Individui con disabilità diverse a parità funzionale possono gareggiare nella scherma paralimpica. Anche in questo caso si effettuano gli assalti e si utilizzano le stesse armi della scherma per normodotati: fioretto, spada e sciabola.

Si gioca stando seduti sul pavimento. Il sitting volley utilizza un campo più piccolo e la rete è più bassa della tradizionale pallavolo. Al tocco della palla il giocatore deve avere le natiche a contatto del pavimento.

È stata una delle due novità dell’edizione 2021, il taekwondo. Il programma olimpico ha inserito 3 eventi medaglia maschili e altrettanti femminili con una partecipazione complessiva di 70 atleti e le uniche gare previste quelle di combattimento (Kyorugi) riservate ad atleti con amputazioni agli arti superiori. Gli incontri si svolgono su 3 round da 2 minuti ciascuno, con un riposo della durata di 1 minuto. Non sono consentiti calci al volto.

È conosciuto popolarmente come ping pong, ma il tennis tavolo è uno dei pochissimi sport praticato da chiunque. Dalla classe 1 alla 5 è riservato agli atleti in carrozzina, dalla 6 alla 10 per quelli in piedi e la 11 per gli atleti con disabilità intellettive e relazionali. Ogni partita si gioca sulla distanza dei tre set su cinque, che terminano a 11 punti, con almeno due di vantaggio sull’avversario.

L’obiettivo è colpire il centro di un bersaglio circolare nero con anelli concentrici con la carabina o la pistola. Nel tiro a segno si sparano 60 colpi e, a seconda degli eventi, gli atleti tireranno in piedi, in ginocchio o a terra.

Normodotati e arcieri con disabilità fisica gareggiano alla pari. Il tiro con l’arco è l’unico sport paritetico e sono tre le categorie: ricurvo open, compound open e W1, che competono individualmente e a squadre miste.

Infine, ultimo in rigoroso ordine alfabetico, ma sicuramente molto spettacolare: il triathlon. Nuoto, ciclismo e corsa sono le tre frazioni di gara. La sfida è sulla distanza sprint, 750 metri di nuoto, 20 km di ciclismo e 5 km di corsa.

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