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Importanza della biodiversità

Peculiarità e caratteristiche della flora italiana

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L’Italia presenta una flora particolarmente ricca e varia, soprattutto grazie alla posizione geografica che le permette di avere cime montuose circondate nel contempo dal mare, alla conformazione stretta e particolarmente allungata proprio nel mare e grazie anche alla particolare geologia del sottosuolo, del clima e di riflesso della vegetazione.

Proprio per la conformazione geografica, in Italia si distinguono quattro provincie biogeografiche: alpina, appenninica, italo-tirrenica e adriatica.

Forse può essere utile chiarire il significato di “flora” e di “vegetazione”, termini che spesso erroneamente sembrano quasi equivalersi, riportando la definizione del vocabolario Treccani: la flora è “il complesso delle piante, spontanee, naturalizzate o largamente coltivate in un dato territorio o ambiente” mentre la vegetazione rappresenta “il complesso delle piante di un ambiente considerate nel loro modo di aggregarsi e nei loro rapporti con i fattori dell’ambiente”.

Un censimento in divenire

Riguardo l’eccezionale ricchezza della flora selvatica italiana, soprattutto di quella cosiddetta vascolare (cioè di piante dotate di radici, fusto e foglie, anche se di piccole dimensioni) si può senza dubbio parlare di una maggior varietà di specie, rispetto alle flore di altri paesi europei. Oltretutto c’è da considerare il fatto che, anche ai giorni nostri, è un continuo ritrovare specie e/o sottospecie nuove, da parte degli studiosi botanici, mai descritte prima e che vengono riportate con minuzia di particolari in opportuni trattati scientifici.

Basandosi su tali presupposti, è stato creato un database della flora delle varie regioni italiane cui si può accedere gratuitamente online all’indirizzo dryades.units.it/home/index.php Può essere definito una lista in divenire, proprio perché è regolarmente aggiornato con i nuovi ritrovamenti effettuati dagli studiosi botanici.

Se si desidera avere un quadro a livello mondiale di tutta la flora censita, si può consultare il database – altrettanto gratuito e semplice nella consultazione – World flora online (Wfo) www.worldfloraonline.org/, anch’esso costruito sul concetto della “working list”.

Una ricchezza da salvaguardare

Da quanto finora detto, la flora italiana presenta quindi una grande ricchezza di specie: la flora dei muschi e dei licheni è una delle più ricche d’Europa, anche le piante vascolari sono ben rappresentate e comprendono 6.711 specie, ovvero 144 Pteridofite (cioè le felci), 39 Gimnosperme (cioè Conifere, ginepro e altre piante senza fiori, però con le pigne) e 6.528 Angiosperme (cioè piante dotate di fiori a volte colorati ed appariscenti, a volte invece poco appariscenti e verdastri).

Va inoltre ricordato che circa il 15% di tutte le specie della flora italiane è costituito da specie endemiche; si tratta cioè di specie uniche e caratteristiche di un determinato habitat esclusivo: ad esempio una zona insulare oppure una peculiare e isolata vallata alpina oppure ancora una costa bassa e sabbiosa del mar Adriatico ecc. Ovviamente le specie endemiche sono praticamente uniche e vanno preservate con particolare cura.

L’Italia è anche particolarmente ricca di foreste, in graduale e continua espansione: da 8.675.100 ettari del 1985 si è passati a 10.987.805 ettari del 2013, con un incremento pari al 26,7%.

Questa ricca biodiversità vegetale è però costantemente minacciata e rischia di essere perduta, spesso per cause umane: distruzione degli habitat, degrado ambientale, mancata salvaguardia degli ecosistemi naturali. Non ultimo, il pericolo della ingerenza di specie invasive aliene – magari portate dal vento, dagli uccelli oppure anche dai mezzi di trasporto – che molto spesso si inseriscono negli habitat naturali, cercando di colonizzarli e talvolta addirittura di prevalere sulla flora spontanea. In questo caso vi è però una attenzione particolare e un controllo del territorio da parte di un consorzio di studiosi botanici italiani.

Sia l’Italia che l’Europa intera in questi ultimi anni non sono rimaste indifferenti al pericolo di impoverimento del numero delle specie vegetali spontanee e hanno messo in atto alcune misure di contenimento e di controllo del territorio. Possiamo ricordare Rete natura 2000, costituita da Zone di protezione speciale, Siti d’importanza comunitaria e Zone speciali di conservazione, in applicazione della direttiva europea “Habitat”. Rete natura 2000 è quindi uno strumento di protezione. Attualmente in Italia Rete natura 2000, protegge 2.589 siti, per una superficie totale di 6.391.381 ettari, pari al 19,3% del territorio nazionale.

Un altro riferimento base per la conservazione della biodiversità in Italia è la Legge quadro sulle aree protette n. 394 del 6 dicembre 1991, in virtù della quale sono presenti in Italia 871 aree protette, che occupano una superficie a terra di 3.163.591 ettari (10,5% del territorio nazionale).

Un altro apporto alla salvaguardia della biodiversità a livello europeo sono le disposizioni sul greening. Tali disposizioni di legge prevedono che tutti gli agricoltori europei devono lasciare incolto almeno il 5% dei loro terreni produttivi, proprio a salvaguardia della biodiversità. Tuttavia, nel 2022, allo scoppio della guerra in Ucraina, si presentò il problema in Europa del rifornimento di cereali, coltivati in larga misura in Ucraina e rimasti appunto bloccati in territorio ucraino. Nella primavera 2022 l’Europa fece una deroga e sbloccò provvisoriamente questi terreni incolti e a riposo nelle aree di interesse ecologico (almeno 4 milioni di ettari) per aumentare la produzione comunitaria di cereali e scongiurare così la carenza di offerta sui mercati. Si tratta tuttavia di una misura temporanea dettata dalla necessità e dalle urgenze dovute alla guerra in corso.

Dalla flora alle api

La flora spontanea costituisce la base culturale – fra l’altro – anche del nostro patrimonio e delle nostre tradizioni erboristiche. Diverse piante endemiche oppure semplicemente protette hanno interesse officinale e per soddisfare la richiesta industriale senza depauperare il territorio, esse vengono coltivate con successo. Si può ricordare il genepì per produrre il noto liquore, la stella alpina per produrre creme per la cosmesi del viso, l’arnica per la produzione di gel e creme con diverse applicazioni. La salvaguardia della biodiversità vegetale favorisce anche la sopravvivenza delle api, che trovano così la possibilità di nutrirsi del nettare di tante piante selvatiche, favorendo l’impollinazione e il mantenimento del ciclo delle piante anche spontanee.

In questi ultimi decenni si è particolarmente alzata l’attenzione sulla sopravvivenza e sul benessere delle api, sopravvivenza messa in crisi nel passato dall’uso intensivo di determinati fitofarmaci. Grazie all’intervento a livello europeo dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma (European food safety agency – Efsa) e, in Italia, all’intervento del Ministero della salute, si è ridotto e soprattutto diversificato l’impiego di determinati fitofarmaci dannosi per la salute delle api.

Il vivo interesse per il benessere delle api è anche correlato al fatto che le api non soltanto ci danno i prodotti dell’alveare, ma sono i principali insetti impollinatori per più del 70% delle specie vegetali. In questo 70% sono comprese anche le piante alimentari: alberi da frutto, la maggior parte delle verdure, oltre che migliaia di piante spontanee anche di interesse officinale.

Un mondo complesso e variegato basato su equilibri che dobbiamo conoscere, amare e salvaguardare.

 

 

Giornate per informare e sensibilizzare

2 febbraio Giornata mondiale delle zone umide

21 marzo Giornata internazionale delle foreste

20 maggio Giornata mondiale delle api

22 maggio Giornata mondiale della biodiversità

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