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Danza sportiva paralimpica, senza confini e limiti

Per ogni età, genere e abilità

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La danza sportiva paralimpica è organizzata dalla Federazione italiana danza sportiva (Fids) ed è riconosciuta dal Cip quale disciplina dal 2009. L’immediatezza di esecuzione e l’utilizzo di ogni canale sensoriale la rendono lo sport più inclusivo tra tutti. Atleti con qualsiasi diversa abilità hanno trovato in questo sport una forma espressiva, che si esprime con una passione sempre crescente. Uno sport che viene attualmente praticato in 22 Paesi e la cui storia affonda le radici nel 1968 in Svezia. Els Britt Larrson, un impiegato della Federazione svedese disabili anche lui in carrozzina, lanciò l’idea, e nel 1975 in Svezia si svolse la prima competizione ufficiale con 30 coppie di danzatori in carrozzina. Bisogna attendere il 1998 per lo svolgimento del primo Campionato mondiale in Giappone con il riconoscimento ufficiale dell’Ipc (International paralympic committee) e il 2005 per la nascita in Italia della prima scuola di danza sportiva in carrozzina, la Wheelchair dance sport di Firenze.

Solo nel 2007 fa la sua prima comparsa la nazionale italiana che partecipa agli Europei di danza in carrozzina a Varsavia. Otto anni dopo è stata l’indimenticabile protagonista di uno scenografico mondiale a Roma e nel 2016 l’Ipc ha cambiato il nome da Wheelchair dance sport a Para dance sport, per favorire ulteriormente l’inclusione degli atleti con disabilità agli arti inferiori, soprattutto portatori di protesi.

Danze, categorie e competizioni

La danza paralimpica è una disciplina in continua espansione e si divide in danze di coppia e danze artistiche, alle quali partecipano atleti divisi per categoria, a seconda della disabilità: danza in carrozzina, disabilità intellettiva e relazionale, disabilità visiva, disabilità uditiva, disabilità fisica e motoria, danza in carrozzina elettrica.

Le danze artistiche si dividono a loro volta in accademiche (danza classica e danza moderna), danze coreografiche (freestyle, etniche e popolari) e street dance (urban dance); le danze di coppia in danze internazionali (standard, latino americane, rock and roll, combinate), danze nazionali (sala, liscio) e regionali (folk romagnole, liscio tradizionale piemontese).

Chi si avvicina alla danza sportiva paralimpica, ha la possibilità di scegliere il tipo di danza più consona alle sue possibilità sia ‘standing’ (in piedi), sia ‘seduto’ in una carrozzina studiata appositamente per le competizioni di danza sportiva. Il regolamento dell’attività sportiva paralimpica prevede la composizione di diverse ‘unità competitive’ e la possibilità di scegliere tra una o più danze per misurarsi nelle competizioni.

Le danze si possono effettuare in coppia (sia maschio e femmina sia dello stesso genere) formata da un atleta normodotato e uno paralimpico, in singolo (singolo maschile e singolo femminile), a squadre, la cui composizione va da 3 a 25 atleti, dei quali dal 50 al 100% paralimpici.

Le competizioni ufficiali sono i giochi paralimpici invernali e i campionati del mondo, mentre devono comunque essere organizzate da Ipc anche i campionati regionali, competizioni internazionali a invito (coppe, trofei, grand prix) e competizioni open. Nelle coppie composte da un uomo e una donna uno dei due componenti deve essere in carrozzina e con almeno un grado minimo di disabilità.

Tra le sei disabilità l’unica che ha lo sbocco a livello internazionale sotto l’egida della Para dance sport è la wheelchair dance; per questa disciplina sono previsti i campionati europei, mondiali e un circuito di competizioni.

Il racconto degli atleti

Cinzia Mongini (9 titoli tricolore) è la campionessa Fids del settore paralimpico e la rappresentante federale nella Commissione nazionale atleti Cip. È ligure, precisamente di Genova, e ha il compito di contribuire alla diffusione della danza paralimpica con proposte e suggerimenti agli organi del Cip. La Fids, al pari delle altre Federazioni riconosciute dal Comitato italiano paralimpico, ha così designato la sua componente all’interno della Commissione che si occupa di ottimizzare il rapporto tra gli atleti e gli organi istituzionali.

L’amore per la danza di Cinzia, non vedente, è parte integrante della sua vita tra tanti allenamenti, gare, emozioni e successi e traspare prepotente dalla sua empatia ed entusiasmo. La sua avventura nel ballo è iniziata intorno al 2007, quando si occupava del gruppo sportivo dell’Unione italiana ciechi e chiese al presidente regionale Fids, Michelangelo Buonarrivo, la possibilità di organizzare un corso di danza per disabili visivi. Tutto è nato così, grazie alla passione di Cinzia, nello stesso anno in cui la Federdanza (attuale Fids) organizzò la prima gara di danza in carrozzina.

“Il riconoscimento da parte del Coni della Federazione, ci permise di disputare nel 2008 il primo campionato italiano rivolto a tutte le disabilità. Una vera novità dove partecipai con soli 8 mesi di esperienza e due coreografie semplici e cavalieri trovati al volo. A Rimini il primo campionato si concluse in due ore e di strada o, meglio, di pista, se n’è fatta tanta da allora. Da poche unità, l’edizione 2023 è stata un record: 285 atleti, due giorni di gare piene, tante discipline con eliminatorie, semifinali e finali. Sono state giornate avvincenti e appassionanti, e i risultati dipendono dai primi anni in cui si è fatta molta formazione per i tecnici sportivi. Quest’anno una sessantina di iscritti hanno preso parte al corso di formazione per accompagnatori, assistente tecnico di disciplina e tecnico di 1° e 2° livello. I corsi portano a lavorare sul territorio e a incrementare il numero di atleti”.

Come sono distribuiti gli atleti in Italia?

Le regioni con più scuole che si dedicano alla promozione della danza paralimpica sono in Campania, Lazio, Liguria e Lombardia.

A livello di danze più praticate?

Sicuramente lo show dance dove realizzare le coreografie diventa più complicato per la disabilità. Anche se nei campionati di quest’anno ci sono state bellissime coreografie, interpretate sulla musica dei supereroi a tema di disabilità con vere e proprie acrobazie.

La danza sportiva non è solo inclusione, nel caso di Yenny Rodriguez è stato un vero e proprio capovolgimento della vita. Yenny, 43 anni, è di origine domenicana e da piccola ha avuto la poliomielite. Nel 2008 arriva in Italia sia con la famiglia, che ha sempre ritenuto che il suo destino fosse di rimanere in casa accudita e mantenuta, sia con una passione viscerale per la musica. Poi nel 2015 un amico le propone di andare a curiosare e provare la danza in carrozzina. Un’impresa, vista la reticenza della madre e il suo disagio, ma alla fine si è buttata nella mischia, tanto da aver vinto in quell’anno anche il campionato italiano. Ma non è finita, perché Yenny è solare, allegra, con una voglia di vivere che sprizza da tutti i pori e nel 2022 si è cimentata in una nuova avventura, la cheerdance e con il suo pon pon si diverte tantissimo. “Mi impegno veramente tanto – racconta – perché è una disciplina in cui conta la gioventù, mi si gonfiano le mani quando le faccio ruotare. Grazie alla danza non mi sento disabile, vengo trattata da persona normale e ho conosciuto mio marito Augusto durante un pellegrinaggio e ho anche un lavoro”.

Yenny è felice e si sente realizzata ed è riuscita addirittura a cambiare il suo modo di lavorare. Tramite un corso di rilegatura ha un lavoro a tempo indeterminato in biblioteca, e – vista la sua bravura a realizzare fiori di carta – tiene un laboratorio con i bambini delle scuole. Un successo per i bimbi che hanno realizzato un coloratissimo acquario di carta e soprattutto per lei, circondata da piccoli che la chiamano maestra e la fanno emozionare. “In Italia con la danza ho imparato a vivere in un altro modo, come una persona normale”.

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