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Stimoli e cultura per lo sviluppo dei bambini

Genitori e figli in relazione con la comunità

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Nel maggio del 2018 le maggiori agenzie internazionali, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unicef, la Banca mondiale, insieme a una rete di altre organizzazioni che a vario titolo si occupano di prima infanzia, hanno pubblicato il documento sulla Nurturing care (*), le cure che nutrono la crescita di bambine e bambini. Questo documento rappresenta uno snodo chiave nella concezione dello sviluppo del bambino, poiché sottolinea che le sue condizioni sono costruite dal concorrere insieme di più elementi portanti: salute, nutrizione, sicurezza, educazione precoce e genitorialità responsiva.

Se dall’ambito familiare vengono offerti adeguati stimoli e opportunità di crescita e dalla comunità vengono messi a disposizione servizi che supportano le famiglie nel prendersi cura dei più piccoli, si ottengono importanti benefici a lungo termine. Viceversa, l’assenza delle proposte costituisce la causa principale del precoce instaurarsi di diseguaglianze – per stato di salute, per competenze cognitive e socio-relazionali – che anche prima dei 3 o 4 anni sono evidenti e influenzeranno le tappe successive di sviluppo con conseguenze per tutto l’arco della vita.

Mettersi in relazione

Una mole consistente di ricerche in diversi campi disciplinari – dalle neuroscienze alla psicologia dello sviluppo e all’economia – indica che lo sviluppo del bambino nei primi anni di vita dipende primariamente dalle sue interazioni con l’ambiente più prossimo, quello familiare. Ecco perché uno degli elementi più significativi della Nurturing care è l’importanza della responsività genitoriale e dei suoi effetti benefici sulla crescita e lo sviluppo dei bambini e delle bambine. La responsività è la capacità che una mamma e un papà coltivano mettendosi in relazione profonda con il proprio bambino o bambina; permette loro di esserci per i loro piccoli fin dalla gravidanza, ascoltandone i segnali e cercando di rispondere a essi nel modo più adeguato possibile. La responsività è una competenza che cresce con la relazione, ha radici umane profonde e si può coltivare in particolare attraverso le buone pratiche: semplici attività che si sono dimostrate efficaci nel sostenere parimenti lo sviluppo dei bambini e la responsività genitoriale, due elementi che si rafforzano a vicenda. Leggere insieme un libro adatto, cantare un canto della propria tradizione culturale o creare arrangiamenti sonori improvvisati mentre si fanno le coccole non sono cose che richiedono un tempo lungo o una particolare preparazione, in molti casi fanno già parte dell’esperienza del genitore fin da piccolo.

Tali attività, se sono realizzate quotidianamente lungo il percorso dei primi 1000 giorni di vita, hanno effetti benefici a breve, medio e lungo termine, perché sono in grado di plasmare, rinforzandole, le reti neurali del cervello che rappresentano le basi su cui poggiano le diverse competenze cognitive e socio-relazionali.

Se si cresce a contatto quotidiano con la bellezza delle parole, dei suoni e delle espressioni artistiche sarà più facile trovare per queste cose uno spazio nella propria vita anche da adulti. La tenerezza della relazione che si costruisce con il proprio bambino o bambina e la bellezza che scaturisce dalla lettura, dalla musica e dallo stare insieme in contesti pieni di bellezza e storia sono motori per la crescita, se l’ho vissuto vuol dire che è possibile, se è possibile vuol dire che lo posso rifare e se sono stato bene mentre lo vivevo vorrò ripeterne l’esperienza più volte che posso.

Genitori nella comunità

Le ricerche dimostrano che il modo in cui i genitori sanno stare nella relazione con i figli e le figlie è in parte indipendente dal contesto sociale di provenienza e mamme o papà possono trovare delle proposte nei loro contesti di vita per migliorare queste loro attitudini e la loro consapevolezza rispetto al ruolo, che è sempre un po’ nuovo e difficile.

Una delle azioni più semplici è essere più informati, non solo con la ricerca personale o la lettura, ma soprattutto attraverso lo scambio e le relazioni che si possono tessere nel contesto di vita; tante sono le occasioni, ad esempio con il personale dei servizi che accompagna i primi mesi di vita dei figli sin dalla gravidanza (educativo, pediatrico, ostetrico ecc.), con il personale dei contesti culturali ove si possono fare esperienze con i più piccoli sin da bebè (biblioteche, musei, centri culturali ecc.) o con altri genitori in contesto di gruppo formale o informale (gruppi di papà o mamme alla pari, cerchi di condivisione, altri genitori al parco o al giardino ecc.).

Se si sta insieme ad altri e si condividono le riflessioni, i pensieri e anche i timori, l’avventura della genitorialità si arricchisce di stimoli e di opportunità di confronto reciproco, che si traducono più facilmente in cambiamento. È dunque fondamentale che le famiglie si trovino al centro dell’interesse delle comunità di appartenenza. Alle famiglie va dato un supporto in termini di risorse materiali, servizi, ma vanno anche fornite opportunità per conoscere di più i bisogni evolutivi del bambino e sostenere le proprie competenze, dando supporto alla loro capacità di “investire” nei propri figli attraverso quel complesso di relazioni e pratiche che costituiscono quello che viene definito come ambiente di apprendimento familiare, così importante ai fini della crescita.

Per fare questo bisogna superare l’idea che si è genitori da soli o al massimo nel sistema della rete familiare, che spesso ormai termina al limite ristretto della coppia. Bisogna allargare la cura dei più piccoli a una comunità che pensa all’esistenza dei bambini fin dalla gestazione (centri o servizi di accompagnamento alla nascita) e alle mamme e ai papà nelle diverse fasi dell’essere genitori (nidi, centri bambini genitori, consultori, pediatrie ecc.) e che fa sì che tali luoghi, e altri quali biblioteche, parchi, giardini, spazi gioco, esistano e siano accessibili a tutte le famiglie. Creare intorno alle mamme e ai papà una comunità amica più ampia significa dare spazio alle coppie di poter pensare di diventare famiglia, significa superare quel senso di fatica che oggi tende ad accompagnare la scelta di diventare genitori e sposta sempre più in avanti questo traguardo.

Tale prospettiva di comunità richiede che vengano pianificate – e accade in tutta l’Italia – iniziative di tipo universale, cui tutti e tutte possano accedere con i loro piccoli, con spazi e tempi dedicati a far sentire accolte le famiglie, in particolare quelle dei nuovi nati che entrano con un ruolo diverso nella società. A Torino, le Biblioteche civiche hanno promosso la nascita di un sistema con i musei e tutta la Sanità territoriale, Mille culle, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo per costruire servizi integrati e raggiungere il numero più ampio di famiglie possibile.

Diventare genitori è, infatti, uno spartiacque nella vita familiare, non solo per il nuovo equilibrio che genera e richiede. La famiglia richiede alla società, servizi, opportunità, supporti, ma ha qualcosa di fondamentale da restituire: cittadini attivi, partecipi, responsabili perché avranno potuto usufruire di buone opportunità per realizzare il proprio potenziale.

 

 

Progetti in Italia

I programmi Nati per leggere (natiperleggere.it) e Nati per la musica (natiperlamusica.org) offrono spunti e strumenti per la lettura, l’ascolto di musica, il canto in famiglia, oltre a proposte di attività che tutti possono svolgere autonomamente o con personale formato in grado di guidare e accompagnare le scelte e i gusti individuali. Le biblioteche sono una risorsa, gratuita, a disposizione di tutti, diffusa in tutta la nazione.

Il progetto Nati con la cultura (naticonlacultura.it), con musei diventati family and kids friendly, promuove l’esperienza in famiglia di una passeggiata nei musei, luoghi di bellezza e cura per eccellenza, per stare in serenità con il proprio bebè.

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