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chiunque – uomini o donne – può essere accaduto di dover nascondere alcuni difetti evidenti sulla pelle, spesso con risultati poco soddisfacenti dal punto di vista estetico. La soluzione arriva dal camouflage, una tecnica di “trucco” correttivo, realizzato grazie a prodotti cosmetici specifici, capace di coprire imperfezioni e attenuare piccoli e grandi inestetismi: dalle occhiaie scure ai nei, dalle discromie della pelle all’acne, dalle cicatrici da intervento chirurgico o incidente agli esiti da ustioni, dalla vitiligine al cloasma, dagli angiomi alla rosacea sino alla copertura dei tatuaggi.
È ampiamente dimostrato come la tecnica del camouflage, aiutando a superare malesseri e insicurezze derivanti dalla presenza d’inestetismi cutanei, può incidere significativamente sulla qualità della vita, stimolando e sostenendo nella valorizzazione e nella “cura” estetica della propria immagine.
Inoltre, può essere un valido supporto in situazioni che richiedano un supplemento motivazionale nel superare una situazione di fragilità. Proprio in questi casi si parla di make-up therapy (in italiano ‘terapia del trucco’). Attraverso lo strumento estetico, questa “terapia” si prefigge di implementare e stimolare percorsi di autostima e inclusione sociale aiutando le persone ad affrontare una criticità nel percorso di vita (disabilità, trauma, malattia…) a prendersi cura di sé, stimolando la ricerca di uno stile estetico personalizzato. Tale percorso può iniziare già all’interno dei presidi ospedalieri inserendosi nel periodo del recupero funzionale.
Approfondiamo il tema con Antonella Lanzoni, una delle prime professioniste ad avere portato e sviluppato in Italia un progetto di make-up therapy. Avvalendosi della sua doppia professionalità di estetista e operatore sociosanitario (OSS) ha sviluppato il progetto Ben-Essere creando una sinergia tra il Servizio Passepartout del Comune di Torino, Direzione Politiche Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie, e il mondo del volontariato.
«Il Progetto è nato dall’esperienza maturata all’interno del Servizio e dall’analisi di un bisogno espresso soprattutto dalle donne con disabilità. Queste frequentemente dichiaravano di avere grosse difficoltà nel prendersi cura della propria persona e di avere scarse conoscenze nel campo dell’estetica. Mi resi conto che tra tutti i bisogni quello della cura del proprio corpo era uno dei meno compresi e quindi raramente soddisfatto. Era una componente trascurata anche all’interno di un percorso riabilitativo sanitario dove tale dimensione non sembrava avere un ruolo così importante. Nella maggior parte delle donne e uomini tale aspetto non veniva quasi più contemplato, si perdeva con il sopraggiungere della malattia o con l’aggravamento della disabilità.
Oggi i laboratori del Progetto si rivolgono, ad esempio, a persone reduci da lesione del midollo spinale e post trauma cranici, donne operate al seno e in trattamento chemio e radio terapico, uomini e donne reduci da gravi ustioni, ma anche agli anziani».
Quali sono le caratteristiche dei prodotti da utilizzare?
«I cosmetici per la realizzazione di questa tecnica hanno una consistenza più cremosa, sono a base grassa, molto idratanti e molto coprenti. Alcuni sono resistenti all’acqua e al calore e contengono una discreta schermatura contro i raggi solari. Sono dermatologicamente testati, privi di sostanze profumate e di allergeni, adatti per qualsiasi tipo di pelle purché questa non presenti lesioni attive (sanguinamenti, ferite infette o non del tutto rimarginate). In commercio esistono varie tipologie di prodotti di diverse marche, da quelli più compatti e coprenti a quelli più cremosi e leggeri, per soddisfare adeguatamente i differenti gradi di copertura in base all’inestetismo e alle esigenze estetiche.
Per l’orientamento e la scelta si consiglia sempre di affidarsi a personale qualificato come può essere il farmacista di fiducia, che saprà indicare i prodotti più adeguati alla tipologia di cute. È di fondamentale importanza l’utilizzo di cosmetici sicuri perché questo garantisce sia la riuscita del lavoro di copertura molto più efficace e duratura, sia la tutela della pelle».
Per impadronirsi di tale tecnica qual è il principale elemento da conoscere?
«La scala dei colori è la base da cui partire e a cui fare riferimento per addestrarsi all’utilizzo sapiente del camouflage. I colori assumono un’importanza fondamentale per la copertura iniziale dell’inestetismo. La procedura corretta sarà di esaminare sempre la colorazione del nostro inestetismo sia che si tratti di cicatrice, macchia o altro. La ruota dei colori ci suggerirà qual è il colore antagonista per neutralizzarlo. Il correttore che sceglieremo dovrà contrastare in modo naturale la pigmentazione alterata. Ad esempio: se l’inestetismo cutaneo è rosso (couperose, angiomi piatti, cicatrici recenti…), il colore antagonista è il verde; se l’inestetismo tende al violaceo (lividi ed ecchimosi, vene e capillari in evidenza…), l’antagonista per eccellenza è il giallo.
Applicandoli e sfumandoli bene sull’inestetismo, si attenuerà notevolmente il suo colore. Le difficoltà nell’esecuzione del camouflage si possono incontrare nei primi tentativi di copertura poiché si dovrà imparare correttamente la tecnica, ma con un po’ di allenamento il risultato sarà garantito e la fatica sarà ampiamente compensata dal risultato ottenuto».
Quanto dura un camouflage?
«Un buon camouflage dura in media dalle dieci alle tredici ore, resiste alle alte e basse temperature e non macchia. Alcuni prodotti sono resistenti all’acqua, quindi anche lavandosi senza sfregarsi e senza uso di detergenti il trucco rimane».
Come si rimuove il camouflage?
«La rimozione va eseguita tutte le sere, con un’adeguata e accurata detersione. Essendo materiali a base grassa vanno utilizzate soluzioni detergenti oleose (ad esempio olio di mandorle).
Alla fine della detersione è molto importante applicare una crema idratante e nutriente per mantenere la pelle elastica e idratata».
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