Le api sono insetti particolari. Da sempre l’uomo ne ha capito l’utilità e l’importanza e via via le ha portate verso la domesticazione. I primi reperti in cui si vedono api e alveari ritratti sulle pareti di una caverna risalgono a ca. 7000 anni fa, in una grotta in Spagna. Questo è un dato importante, poiché indica la datazione della presenza delle api in Europa.
L’importanza del ritrovamento è legata al fatto che le api sono insetti originari dell’Asia meridionale – Filippine comprese – e del nord Africa e che si sono poi diffuse in Europa. Nel Nuovo mondo, cioè nelle Americhe, le api non erano invece presenti e sono state portate dagli europei nei loro viaggi di esplorazione.
Quante specie di api esistono
Le specie appartenenti al genere Apis sono davvero numerose, se ne contano circa 20000, però soltanto due producono miele:
• Apis mellifera Linneus, dal nome dello studioso svedese di zoologia e di botanica Carl Nillson Linnaeus che nel 1758 identificò e descrisse per primo l’ape produttrice di miele;
• Apis cerana Fabricius, dal nome dello studioso danese di zoologia Johann Christian Fabricius che nel 1793 per primo identificò e descrisse Apis cerana.
Apis cerana è anch’essa produttrice di miele, anche se in misura minore rispetto ad Apis mellifera, ed è diffusa principalmente nel sud-est asiatico e comunemente viene detta Eastern honey bee oppure Asiatic honey bee.
Il bacino del Mediterraneo, per la sua grande diversificazione di ambienti, ha favorito la selezione di sottospecie (sempre appartenenti ad Apis mellifera), specifiche dei diversi territori:
• Apis mellifera adami (Creta);
• Apis mellifera cecropia (Centro e Sud della Grecia);
• Apis mellifera macedonica (Nord della Grecia e Macedonia);
• Apis mellifera carnica (Slovenia, Austria del Sud, Croazia, Ungheria, Bulgaria e Albania);
• Apis mellifera mellifera (Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Germania e resto del contro e Nord Europa);
• Apis mellifera ligustica (Italia, tranne la Sicilia);
• Apis mellifera sicula (Sicilia).
Vita sociale e alimentazione delle api
Le api sono organizzate in una società molto specializzata: ogni ape ha un compito, sa cosa deve fare e lo svolge in modo ottimale. Inoltre, occorre ricordare che le api producono miele, cera, propoli, pappa reale per servirsene loro stesse come nutrimento e come materiale da costruzione, soprattutto la cera. Quindi nei mesi invernali, in assenza di piante in fiore da cui le api possano succhiare nettare o raccogliere polline, l’apicoltore deve lasciare loro un quantitativo di miele a disposizione, affinché le api possano sopravvivere all’inverno.
Le api operaie, che lavorano molto e vivono solo poche settimane, hanno il compito di nutrire le larve, controllare l’integrità delle cellette, raccogliere il polline, mantenere ottimale la temperatura delle cellette (entro i 35 gradi) grazie al velocissimo battito d’ali. L’ape regina ha il compito di deporre le uova, mentre i fuchi (api maschili) hanno vita molto breve, dopo aver fecondato l’ape regina muoiono.
Prodotti dell’alveare
L’apicoltura è una attività che rappresenta una fonte di reddito per chi alleva le api. Si ricava infatti il miele, la pappa reale, il polline, la cera e la/il propoli.
Il miele soprattutto svolge un importante ruolo sia dal punto di vista economico che nell’alimentazione umana.
L’influsso delle piante nella sua produzione è determinante, anche se non si tratta di un prodotto di origine vegetale. Esso possiede infatti parte delle molecole – e non solo di quelle profumate – caratteristiche delle piante che le api hanno visitato: miele millefiori, miele di arancio, di tiglio, di castagno ecc. e ogni miele può possedere fino a 600 sostanze profumate che ne caratterizzano l’aroma.
Il miele contiene circa 14-17 % di acqua, circa 80% di zuccheri semplici (monosaccaridi) quali fruttosio e glucosio, mentre il saccarosio (il normale zucchero da cucina) non arriva all’1%. Contiene inoltre amminoacidi liberi (i mattoni fondamentali delle proteine), pochissime proteine (soprattutto enzimi), altre sostanze alcune delle quali con attività antibiotica. Data l’elevata percentuale di zuccheri presenti, nel miele non possono proliferare cellule batteriche o fungine ed il miele può quindi essere conservato a temperatura ambiente (non va refrigerato).
È un alimento nutriente, facilmente digeribile per tutti comprese le persone anziane. Le indicazioni sono differenti nel caso dei neonati (vedere box).
Senza dubbio tutti noi riteniamo che il miele sia un alimento di uso corrente, e in effetti lo è, però dobbiamo anche ricordare che dal 2008 la Farmacopea europea ne riporta la monografia, descrivendone le caratteristiche chimico-fisiche e ritenendo quindi che il miele possa anche rientrare nella formulazione di un farmaco. Discorso analogo si può fare per la cera d’api, descritta anch’essa nella Farmacopea Europea ed utilizzata sia in campo farmaceutico che cosmetico.
Rischi per la sopravvivenza delle api
Oltre i 33-35 gradi l’ape mellifera continentale rischia la sua sopravvivenza.
Risulta quindi evidente come le temperature troppo elevate, oltre i 35 gradi, delle ultime estati possono compromettere la vita delle api, soprattutto se si somma la siccità. Infatti, siccità e temperature elevate determinano anche delle sfasature del periodo di fioritura della vegetazione e la difficoltà di sopravvivenza delle piante in fiore. Ne consegue che le api potrebbero trovarsi in difficoltà nel reperire piante in fiore, quindi fiori da cui succhiare nettare. Si ricorda che le api fungono da insetti impollinatori di circa l’80% delle specie vegetali di maggior interesse per l’umanità; oltre naturalmente alle specie vegetali selvatiche che molto probabilmente l’uomo non utilizza, ma che sono fondamentali per salvaguardare la biodiversità dell’intero pianeta.
Le api sofferenti per il caldo eccessivo, per la mancanza di acqua e per la riduzione dei fiori da bottinare, diventano deboli, facile preda di batteri, funghi e muffe che potrebbero attaccarle e decimarle (come purtroppo si è verificato).
Un altro potenziale pericolo per la sopravvivenza delle api è stato l’uso di alcuni fitofarmaci (detti anche pesticidi) usati in agricoltura soprattutto per la coltivazione dei cereali. Questo pericolo fu avvertito a livello italiano ed europeo già a partire dal 2010 quando il Ministero della salute diede le prime indicazione agli agricoltori. A livello europeo l’Agenzia europea degli alimenti (Efsa), che ha sede a Parma, ha dato disposizioni riguardo l’uso dei fitofarmaci nei Paesi europei in agricoltura e anche ultimamente (giugno 2023) ha aggiornato un documento tecnico al riguardo.
Miele e neonato
Come ricorda l’Istituto superiore di sanità (www.iss.it) “è ormai diffusa tra le mamme e tra i pediatri la precauzione di evitare il consumo del miele in lattanti con età inferiore a un anno per prevenire il botulismo infantile.
Pur essendo corretto evitare il consumo del miele da parte di neonati fino al raggiungimento di un anno di età, si ribadisce che tale prodotto può essere consumato da ragazzi e adulti senza rischio alcuno per la salute”.
In questo caso il rischio per la salute del neonato è dato non tanto dalla presenza nel miele di cellule del batterio del botulino Clostridium botulinum, ma soprattutto dalla tossina liberata dal batterio, che nel lattante può far insorgere il botulino infantile.
Il caso dell’ape siciliana
Un chiaro ed evidente esempio di come il clima e l’ambiente possano influire sulla vita delle api è dato dall’ape siciliana (Apis mellifera sicula). Essa è una sottospecie che si è adattata alle elevate temperature, soprattutto estive, presenti nell’isola (anche superiori ai 40 gradi).
Inoltre, l’ape siciliana si è adattata in modo specifico a favorire l’impollinazione delle specie vegetali endemiche e quindi uniche della Sicilia; altrimenti non potremmo avere miele siciliano.
I commenti sono chiusi.