Impossibile ignorare i sintomi, soprattutto dopo i 60 anni: lo stimolo a urinare costringe ad alzarsi più volte durante la notte, la minzione è problematica, si avvertono bruciori e la sgradevole sensazione di non avere completamente svuotato la vescica. I sintomi possono essere di tipo ostruttivo oppure irritativo; in entrambi i casi è però prevedibile una diagnosi di ipertrofia prostatica benigna, patologia che viene diagnosticata, ogni anno, a circa 7 milioni di uomini italiani, colpisce il 90% degli ottantenni ma, anche, il 40% dei cinquantenni e, se non adeguatamente trattata, è destinata a peggiorare con l’avanzare dell’età.
Ne sono ben consapevoli gli Urologi dell’Ospedale Galliera di Genova che, proprio di recente, hanno introdotto una particolare metodologia innovativa che consente di affrontare l’ipertrofia prostatica benigna senza chirurgia e senza bisturi o Laser impiegando, invece, energia termica e vapore acqueo.
Per valutare appieno la portata di questa innovazione va ricordato che l’ipertrofia prostatica benigna (anche adenoma prostatico) si manifesta con l’aumento volumetrico della prostata, piccola ghiandola attraverso cui passa l’uretra, cioè il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. Quando la prostata si ingrossa va a comprimere proprio l’uretra, ostacolando la fuoruscita dell’urina e creando i problemi che rendono difficile la vita a milioni di uomini.
Effetti sulla vita di relazione
I disturbi delle basse vie urinarie associati all’ipertrofia prostatica benigna, come urgenza o frequenza minzionale, possono avere un forte impatto negativo sulla vita di relazione del paziente, tanto da portarlo ad evitare ogni tipo di attività di relazione per paura di trovarsi in situazioni dove non vi siano servizi igienici nelle vicinanze.
La mancanza di un sonno continuo e prolungato dovuto alla necessità di urinare di notte, può ridurre il livello di energia e rendere più difficile l’attività quotidiana.
Evitare le attività di relazione può sembrare il modo più semplice per affrontare il problema, ma può condurre all’isolamento, impedendo di godersi appieno la vita sociale. Il paziente dovrà chiedere un consiglio professionale al proprio urologo, il quale potrà aiutarlo a gestire i sintomi.
www.siu.it (Società italiana di urologia)
Come funziona il nuovo trattamento
Commenta la nuova soluzione terapeutica il dottor Carlo Introini, direttore della Struttura Complessa di Urologia – Enti Ospedalieri Galliera di Genova, segnalando che ben 6-7 pazienti su 10 che si rivolgono agli ambulatori di Urologia presentano disturbi dello svuotamento e del basso tratto urinario (Luts, ovvero Lower Urinary Tract Symptoms): «Il nuovo trattamento si chiama Rezum ed è progettato per trattare l’ostruzione prostatica ed i problemi urinari ad essa associati con la termoterapia, superando così le tradizionali pratiche chirurgiche e impiegando, invece, solo energia termica e vapore acqueo. È una soluzione particolarmente indicata quando le terapie farmacologiche non sono efficaci, per i pazienti che non vogliono affrontare un intervento chirurgico che, di norma, comporta una eiaculazione retrograda irreversibile oppure, ancora, per i pazienti a elevato rischio anestesiologico e molti altri».
«Il sistema utilizza la corrente di radiofrequenza per generare energia termica sotto forma di vapore acqueo che viene iniettato nella prostata per circa 9 secondi, con un totale di 4-10 iniezioni per ogni seduta. Mentre viene iniettato, il vapore si raffredda e si condensa; a contatto con il tessuto prostatico l’energia immagazzinata nel vapore viene “rilasciata”, determinando la progressiva necrosi delle cellule. Queste vengono poi assorbite dal normale metabolismo corporeo riducendo così il volume del tessuto prostatico che occlude l’uretra. La condensazione del vapore genera nella zona trattata anche il rapido collasso del sistema vascolare, in questo modo rendendo la procedura non cruenta».
«L’efficacia del nuovo sistema – prosegue il dottor Carlo Introini – è riconducibile al suo carattere non chirurgico e minimamente invasivo ma, soprattutto, a una serie di benefici che altre terapie non garantiscono; primo, fra tutti, il mantenimento di funzioni vitali quali l’erezione e l’eiaculazione che rappresentano un’esigenza prioritaria e irrinunciabile per la maggior parte dei pazienti, soprattutto se di giovane età».
«Le specificità di Rezum – conclude il dottor Introini – inaspettatamente, si sono rivelate vincenti in questo periodo così difficile anche per altri motivi, non meno importanti. L’imperativo, per gli Ospedali, era ed è quello di contenere al massimo le degenze, limitando i rischi di contagio e le possibili complicanze. La rapidità e facilità di esecuzione di Rezum hanno favorito tutto questo, consentendoci anche di ridurre le lunghissime liste d’attesa che si sono create per molte patologie urologiche, notevolmente aumentate e peggiorate proprio a causa del lockdown».
Il nuovo sistema è suffragato da numerosi studi clinici. Il più recente – pubblicato sul Journal of Urology (Mc Vary et al -2020) ha rilevato miglioramenti duraturi dei sintomi del tratto urinario fino a 5 anni dopo la procedura. Si aggiunga, a questo, la posizione dell’inglese NICE (National Institute for Health and Care Excellence) che ha ufficialmente inserito Rezum nelle proprie “raccomandazioni”, rilevandone l’efficacia terapeutica per pazienti affetti da ipertrofia prostatica benigna, con sintomi urinari da moderati a gravi, il basso rischio di disfunzione sessuali, il miglioramento complessivo della qualità di vita.
All’Urologia dell’Ospedale Galliera il trattamento Rezum viene erogato con il Sistema Sanitario Nazionale e prevede un brevissimo ricovero ospedaliero con al massimo 1 sola notte di degenza; va ricordato, comunque, che la rapidità e semplicità di esecuzione consentono di effettuare la procedura anche ambulatorialmente, presso i centri specializzati.
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