Raggiungere l’età anziana non è raro oggi: i dati Istat del 2020 indicano che in Italia circa il 23% della popolazione è composta da ultra65enni (il 20.3% è la media europea). In Liguria, regione con un indice di vecchiaia tra i più alti del mondo, la percentuale di ultra65enni arriva addirittura al 28.5%. In termini assoluti significa che in Italia quasi 14 milioni di persone hanno 65 anni o più e oltre 7 milioni sono ultra75enni. È molto importante quindi che gli anni vissuti in età anziana siano attivi e liberi da disabilità e malattie invalidanti.
Godere di un invecchiamento attivo e in buona salute dipende da cinque azioni fondamentali:
- svolgere regolare attività fisica;
- seguire una alimentazione corretta e ispirata ai principi della dieta mediterranea;
- prevenire le malattie mediante le vaccinazioni e i programmi di screening delle patologie dell’età anziana (malattie del metabolismo, quelle cardiovascolari, i tumori);
- sviluppare soddisfacenti relazioni sociali ponendo attenzione anche alla qualità dell’ambiente di vita nel proprio domicilio o negli istituti per gli anziani come le Rsa;
- tenere sotto controllo le malattie croniche.
Politerapia e aderenza terapeutica
In questo contesto, l’impiego di farmaci è cruciale nel tenere sotto controllo numerose malattie per evitarne le complicanze e le riacutizzazioni. L’assunzione di farmaci, tuttavia, richiede grande attenzione e senso di responsabilità da parte dell’anziano soprattutto in quei casi in cui più farmaci vengono assunti contemporaneamente, configurando la cosiddetta condizione di politerapia, cioè l’impiego di più di 4-5 farmaci nell’arco di una giornata. La politerapia, infatti, comporta un aumentato rischio di eventi avversi, interazioni tra i diversi farmaci, interazioni tra farmaco e malattia, errori volontari e involontari di assunzione che possono aumentare il rischio di fragilità, ospedalizzazione e in alcuni casi di mortalità.
Per questo è importante che l’anziano, soprattutto se politrattato, segua alcune regole che configurano la cosiddetta aderenza terapeutica (o compliance) definita dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) come il grado in cui il paziente segue le raccomandazioni del professionista sanitario riguardanti le dosi, i tempi e la frequenza di somministrazione del farmaco per tutta la durata della terapia. Più recentemente il concetto di aderenza terapeutica è stato esteso anche alle raccomandazioni, condivise tra sanitario e paziente, di natura dietetica e comportamentale nell’adottare stili di vita appropriati a prevenire e curare le malattie secondo una logica di approccio globale e multidimensionale delle cure condivise dalla persona-paziente ed il professionista sanitario.
Da un punto di vista pratico una buona aderenza terapeutica si ottiene seguendo semplici regole:
- evitare il “fai da te” farmacologico, sospendendo, riducendo o modificando le cure prescritte senza aver condiviso le modifiche con il medico prescrittore;
- monitorare costantemente gli effetti positivi e negativi della terapia (il cosiddetto rapporto rischio/beneficio), considerando che le terapie, anche se croniche, necessitano di variazioni legate a situazioni particolari: ad esempio i diuretici e tutti gli antiipertensivi possono aumentare il rischio di disidratazione e ipotensione durante il periodo di calura estiva;
- tenere presente che i farmaci devono essere assunti solo per la durata necessaria a curare i sintomi o la malattia, evitando di prolungare nel tempo cure non solo inutili ma talvolta addirittura dannose: ad esempio le benzodiazepine, ansiolitici molto diffusi, vanno assunte solo per brevi periodi di tempo in quanto comportano rallentamento psico-motorio e riduzione della capacità di attenzione con aumentato rischio di cadute e incidenti;
- condividere con il medico la prassi di adottare i criteri di appropriatezza prescrittiva nell’anziano quali ad esempio i criteri europei Stopp&Start, che sulla base della letteratura scientifica, forniscono indicazioni sui farmaci che non è appropriato prescrivere nell’anziano (criteri Stopp) e che viceversa sono altamente indicati per la prevenzione e la cura delle malattie anche in età anziana (criteri Start).
I farmaci nell’anziano dimostrano una relazione a due facce: certamente utili per curare molte malattie ma allo stesso tempo potenzialmente pericolosi per la comparsa di eventi avversi; importanti per migliorare la qualità di vita che tuttavia può peggiorare, soprattutto quando i farmaci sono troppo numerosi o inappropriati. In questa relazione il paziente ha un ruolo attivo fondamentale nel garantire una ottimale aderenza terapeutica, nel monitorare gli effetti (positivi e negativi) delle cure e nel riferire ai professionisti sanitari le personali impressioni ed esperienze delle cure prescritte nell’ottica di quella condivisione delle cure che viene suggerita e raccomandata dall’Oms.
Anziano e Farmaci è anche un evento annuale, quest’anno giunto alla VII edizione, che a cura di Sigot (Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio) regolarmente segue le novità scientifiche e l’evoluzione delle indicazioni e appropriatezza delle cure in età anziana.
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