
In occasione del 25 novembre si svolgono numerose iniziative per testimoniare la vicinanza e l’impegno in favore delle donne vittime di violenza. Violenza che, come le notizie di cronaca raccontano durante l’intero corso dell’anno, segna la vita di numerose donne e dei loro figli.
L’informazione è una delle azioni di contrasto a tale violenza e alla cultura che la alimenta, quindi, le Farmacie comunali di Ferrara e la rivista Pharmacom desiderano essere tra canali informativi dando voce a coloro che operano quotidianamente sul territorio. Incontriamo Paola Castagnotto, presidente del Centro donna giustizia di Ferrara, e Daria Baglioni, coordinatrice del progetto Uscire dalla violenza del Centro.
Presidente Castagnotto, il 25 novembre è una ricorrenza utile alla sensibilizzazione delle comunità, ma per i Centri antiviolenza tutto l’anno è dedicato al contrasto della violenza. Una fotografia della situazione oggi?
La violenza non è un destino naturale delle donne, si può uscirne se si affrontano i problemi con una visione complessiva e strutturale. Servono forti alleanze tra tutti i soggetti chiamati a intervenire su questo fenomeno: dalle forze dell’ordine, alle aziende sanitarie, ai Comuni e alle Regioni, al sistema giudiziario, civile e penale, ai servizi sociali, per la prevenzione, la collaborazione con il mondo universitario e scolastico, non ultima la preziosa realtà dell’associazionismo. Pensiamo ad esempio al mondo sportivo e alla recente denuncia di tante atlete sui pregiudizi e sulle violenze psicologiche a cui sono esposte.
Questa visione è al centro della Convenzione europea siglata a Istanbul e ratificata dall’Italia con la legge 77 del 27 giugno 2013. La violenza è un fenomeno strutturale che va affrontata con strumenti diversi e coerenti tra loro. A poco servono le sole misure punitive degli autori, pur importanti, se non sono collegate a luoghi di accoglienza rivolti alle donne e capaci di fornire gli strumenti per tendere all’autodeterminazione. I centri antiviolenza che, come il nostro, sono nati dal movimento femminista vogliono investire sulle risorse delle donne per uscire in autonomia dalla violenza, attraverso relazioni di fiducia e di ascolto senza giudizio.
Crediamo che la violenza sia un esercizio di potere sulla vita delle donne. Un potere maschile che continua a mantenere rapporti di subordinazione dentro e fuori dalle famiglie, nonostante da un secolo a questa parte siano avvenuti grandi cambiamenti nel rapporto tra i sessi. Come dice la studiosa Lea Melandri, la violenza maschile contro le donne non è “inspiegabile”, come sostengono le cronache. Basta aprire di più gli occhi e non aver paura di riconoscere che – da sempre – gli affetti più intimi sono attraversati dai rapporti di potere tra i sessi, che le donne curano bambini, anziani, malati ma anche uomini in perfetta salute, siano essi mariti, amanti, padri o fratelli. Una dedizione considerata ancora la “naturale” estensione del loro ruolo sociale.
Se non si alza lo sguardo sulla violenza, si rischia di darne letture distorte, di pensare che aggressioni e femminicidi siano azioni di menti squilibrate e non invece espressioni di un fenomeno radicato e strutturale che attraversa tutti i ceti sociali, le culture, le religioni, ma sempre fondato su un’idea di “minorità” delle donne.
Dottoressa Baglioni, come si concretizza l’azione del progetto Uscire dalla violenza?
Il Progetto vede impegnata un’equipe multiprofessionale di operatrici e professioniste, formate sui temi e le implicazioni legate alla violenza sia di genere sia domestica.
Il Progetto offre accoglienza telefonica e di persona per intraprendere percorsi di uscita dalla violenza. Nella situazione di pericolo imminente o di gravità elevata, esiste la possibilità di organizzare un’ospitalità in emergenza, sia per donne sole che con bambini/e. Il Centro poi ha in gestione due case rifugio a indirizzo segreto per ospitalità medio-lunga (6 mesi). In caso il nucleo abbia con sé un animale domestico – grazie all’importante collaborazione con l’associazione Volunteers vs violence, il Comune di Cento e la Polizia locale – è iniziata quest’anno una preziosa esperienza pilota nazionale di una casa rifugio a indirizzo segreto per donne (con eventuali bimbi/e) con la possibilità di ospitare anche animali. In ultimo, grazie alla collaborazione con la cooperativa Il castello, il Centro ha aperto nel 2022 una casa di semiautonomia, pensata per le donne che – uscite dalla casa rifugio – non abbiano ancora raggiunto una completa autonomia tale da poter mantenere una propria abitazione. Inoltre, per le donne vi è la possibilità di usufruire di un percorso psicologico, consulenza legale e sportello di orientamento al lavoro.
Potrà cambiare qualcosa in futuro?
Le sfide che ci riguardano sono molteplici, non solo come Centro Antiviolenza.
Fondamentale è una presa di consapevolezza collettiva e di riconoscimento dei modelli disfunzionali che avvallano il perdurare di discriminazioni e violenze, in una realtà sociale dove le disparità di genere hanno un peso evidente sia nella vita pubblica che in quella privata. Riconoscere è il primo passo per il cambiamento.
Strumenti che possono contribuire a stimolare il cambiamento sono la prevenzione e l’informazione al fine di rompere gli stereotipi, costruire nuove culture e modelli possibili di riferimento fondati su rispetto e inclusività, educare all’affettività e alle emozioni.
I cambiamenti ci sono e sono in corso, c’è da parte delle donne un maggior coraggio di parlare e nominare la violenza e di chiedere aiuto, ma è necessario continuare le attività di informazione e di sensibilizzazione. Un ruolo importante possono assumerlo i social network che producono molte possibilità interessanti di crescita ed elaborazione, ma che hanno il rovescio della medaglia legato all’uso che ne viene fatto.
Questo discorso apre a un ulteriore tema centrale che è l’importanza della formazione delle figure professionali che a vario titolo si occupano di tali tematiche (ad esempio giornalisti, avvocati, operatori sanitari, operatrici dei centri antiviolenza, insegnanti, forze dell’ordine, servizi sociali). Ciascuno di questi soggetti, operando in sinergia, può contribuire a fermare la violenza in ogni sua forma.
I numeri del progetto Uscire dalla violenza nel 2022 (*)
272 sono le donne complessivamente accolte, di cui:
213 si sono rivolte per la prima volta al Progetto.
59 sono ancora seguite dalle operatrici dagli anni precedenti.
In particolare:
265 sono coloro che riportano di aver subito una qualche forma di violenza:
172 sono di nazionalità italiana
91 provengono da altri paesi
187 sono madri con 230 figli minorenni, che nella stragrande maggioranza dei casi subiscono violenza assistita (cioè sono a conoscenza delle violenze subite dalla madre) o sono vittime di violenze dirette.
(*) breve sintesi dei dati, che al momento della scrittura dell’articolo sono ancora in fase di raccolta e analisi.
Centro donna giustizia

Attivo dal 1991, è l’unico Centro Antiviolenza della provincia di Ferrara.
È un’associazione di promozione sociale, iscritta al registro regionale e nazionale dei Centri antiviolenza, fa parte del Coordinamento dei centri antiviolenza della Regione Emilia-Romagna e della Rete nazionale Dire (Donne in rete contro la violenza). Il Centro offre servizi e prestazioni gratuiti e opera in collaborazione con istituzioni locali, regionali e nazionali.
Si pone come obiettivo la diffusione di una cultura dei diritti delle donne per contrastare stereotipi e pregiudizi, violenze di genere e discriminazioni. I progetti principali sono:
Uscire dalla violenza si occupa di accogliere donne che subiscono violenza prevalentemente in contesti di intimità e familiari;
Oltre la strada segue persone vittima di tratta, sfruttamento sessuale o grave sfruttamento lavorativo;
Luna blu, rivolto alle sexworker, si occupa di promozione della salute e prevenzione, facilitazione all’accesso ai servizi sociosanitari e attività di mediazione.
Oltre alla sede a Ferrara, il Centro gestisce 6 sportelli decentrati in collaborazione con i Comuni: sportello Iris Comacchio e Codigoro, sportello Nontiscordardime Copparo, sportello Viola Argenta, sportello Antiviolenza Cento, sportello Girasole Bondeno.
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