
A ottobre, in occasione dell’apertura della campagna Nastro rosa contro il cancro al seno, numerose amministrazioni comunali dell’Emilia-Romagna tra le quali Ferrara hanno colorato di rosa i propri monumenti più significativi.
Per tenere fede alla sua missione – trovare la cura del cancro attraverso la ricerca – Fondazione Airc per la ricerca sul cancro da oltre 50 anni investe in programmi di ricerca. In particolare, oggi alcuni tra gli ambiti più complessi su cui si sta concentrando sono i tumori rari, la resistenza alle terapie convenzionali, i tipi di cancro meno conosciuti (ad esempio quelli cerebrali) e la malattia metastatica.
Approfondiamo la conoscenza di Airc con Paola Peruffo, farmacista e referente Airc Ferrara.
“La ricerca di ieri è la medicina di oggi, la ricerca di oggi è la medicina di domani. Decodificare la complessità del cancro significa migliorare le terapie e offrire un futuro migliore ai pazienti con tumore”. Dottoressa Peruffo, con questa visione Airc continua ad attivare nuovi progetti e a conseguire risultati.
La formula è la ricerca strutturata e continuativa, condotta seguendo un iter pianificato dal finanziamento al risultato.
Io ho sposato l’impegno di Airc come fondazione da sostenere proprio per questa ragione, in quanto ho potuto verificare la costanza e la serietà del suo impegno, sviluppato negli anni con rigore e determinazione per sostenere la ricerca. Oggi rappresenta il primo polo privato di finanziamento della ricerca indipendente sul cancro in Italia, a cui ha destinato oltre 1 miliardo e seicento milioni di euro in oltre 55 anni.
Grazie alla ricerca in campo oncologico si sono fatti passi da gigante per la cura: ad esempio, per il cancro alla mammella nel giro di 5 anni si è arrivati all’87% di guarigione. Ma sono ancora molti i tipi di tumore da indagare per giungere a una cura.
Altra componente non trascurabile nell’operato Airc è la diffusione di una corretta informazione sui risultati ottenuti, sulla prevenzione e sulle prospettive terapeutiche.
Tra i recenti risultati di particolare rilevanza vi è il test genomico che indirizza verso un nuovo percorso per terapie sempre più mirate.
I dati mostrano che, analizzando l’espressione di una serie ben definita di geni all’interno delle cellule tumorali (diversi per numero e tipo a seconda del test), è possibile prevedere il rischio di recidiva del tumore nelle categorie di pazienti affette da specifici tipi di tumore alla mammella. I risultati possono aiutare i medici a valutare la prognosi nelle donne con carcinoma mammario e a scegliere il percorso terapeutico più adatto. Il principale beneficio legato a questi test è la possibilità di evitare ad alcune pazienti il trattamento di chemioterapia dopo l’intervento chirurgico, con tutto ciò che esso comporta dal punto di vista fisico e psicologico.
Per dare una dimensione della portata dei test, possiamo dire che in Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 55.000 nuovi tumori mammari e circa una donna su 5 ha le caratteristiche per essere sottoposta ai test. Si tratta, quindi, di oltre 10.000 donne per le quali questi test possono significare una terapia più mirata e precisa e in certi casi la possibilità di evitare un lungo e pesante percorso di chemioterapia.
Ricordo, inoltre, che un recente decreto garantisce il rimborso dei test genomici in tutta Italia per determinate categorie di pazienti, anche se non sempre gli esami sono effettivamente disponibili.
Identificare la terapia più adatta si collega pure all’identificazione dei diversi meccanismi di resistenza delle cellule tumorali.
I risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’Università degli studi Federico II di Napoli e del Ceinge biotecnologie avanzate, coordinati da Mario Capasso (le cui ricerche sono sostenute anche da Fondazione Airc), hanno chiarito il comportamento di diverse cellule tumorali, ciascuna delle quali può avere differenti meccanismi di resistenza ai farmaci. È quindi probabile che l’approccio terapeutico più efficace consista nel combinare più terapie che agiscano su ciascun meccanismo.
Parallelamente all’impegno dei ricercatori per l’individuazione della cura dovrebbe esservi la partecipazione dei singoli agli screening per la prevenzione.
Anche come farmacista mi sono battuta negli anni per sostenere gli screening. Come sapete lo screening della mammella ha fatto sì che si sia ridotta molto la mortalità per cancro al seno. Sono particolarmente sensibile a questo tema avendo vissuto in prima persona tale patologia.
Un altro screening estremamente importante è quello del tumore al colon-retto, che colpisce indifferentemente uomini e donne tra i 60 e i 75 anni. Ricordo che in Italia le stime recenti parlano di oltre 43.700 nuovi casi all’anno. Purtroppo, l’adesione nella nostra provincia e regione è molto bassa. Un semplice esame può salvare la vita.
Parliamo di raccolta fondi per il sostegno alla ricerca. Numerosi sono gli appuntamenti in piazza durante l’anno per sostenere Airc.
A novembre proponiamo i Cioccolatini della ricerca, a gennaio le Arance della salute poi l’Azalea della ricerca in occasione della festa della mamma.
Particolarmente positive sono la risposta e la partecipazione delle persone alle iniziative per devolvere a favore della ricerca. Un numero per sottolineare la generosità dei ferraresi: nel 2019 sono stati raccolti 10.000 euro di donazioni sulla piazza di Ferrara.
Nonostante l’online, scelta necessaria a causa della pandemia, anche nel 2020 sono stati numerosi i sostenitori.
Airc ha oltre 4milioni di persone che la sostengono e innumerevoli comitati attivi sul territorio che lavorano in un’unica direzione.
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