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L’approccio globale all’antibiotico-resistenza

e cosa si sta facendo in Italia

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Nell’evoluzione della medicina moderna, l’introduzione degli antibiotici ha rappresentato un importante punto di svolta nel trattamento, ma anche nella prevenzione, di molte malattie infettive, riducendo drasticamente la possibilità di gravi complicanze; negli ultimi anni però l’efficacia di questa indispensabile categoria di farmaci sta diminuendo a causa del cosiddetto fenomeno dell’antibiotico-resistenza (Ar) e più in generale dell’antimicrobico-resistenza (Amr). 

Cos’è e come si sviluppa l’antibiotico-resistenza? 

È un fenomeno di adattamento naturale che alcuni batteri sviluppano per sopravvivere all’azione di un agente antibatterico che normalmente ne causerebbe l’inibizione. 

È così che antibiotici molto comuni, come la penicillina impiegata per il trattamento della polmonite batterica, diventano via via meno efficaci. 

La causa principale di questo fenomeno risiede nell’uso inappropriato ed eccessivo degli antibiotici avvenuto lungo il corso degli anni. La capacità dei batteri di sviluppare meccanismi di resistenza non è certo una novità. I batteri, così come i funghi, per loro natura sono capaci di sviluppare i propri antibiotici per difendersi o attaccare altre forme di vita. 

Con la diffusione su scala globale e l’uso intensivo degli antibiotici prodotti dall’uomo in campo medico, veterinario e agricolo, il fenomeno naturale dell’antibiotico-resistenza si è ampliato notevolmente. Ogni volta che si usa un antibiotico, alcuni ceppi riescono a resistere e a moltiplicarsi. Riproducendosi, trasmettono ad altri batteri attraverso il loro DNA la capacità di resistere ad uno o più agenti antibatterici, rendendo più difficile e complicato il trattamento delle malattie infettive. 

I meccanismi di sviluppo di questa resistenza sono molteplici: attraverso la produzione di enzimi che idrolizzano l’antibiotico; alterando la permeabilità della parete cellulare; modificando le proteine obiettivo dell’antibiotico; o come abbiamo visto, attraverso mutazioni genetiche. 

L’aspetto più preoccupante che si registra negli ultimi anni è la capacità di alcuni patogeni (batteri generatori di malattie) di accumulare più forme di resistenza. Quando un patogeno è in grado di difendersi dall’azione di diverse classi di antibiotico si parla infatti di multi-resistenza. 

Una questione di salute pubblica, ma anche ambientale

In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, la diffusione di microrganismi multi-resistenti rappresenta una vera e propria emergenza per la salute pubblica a livello globale, poiché rende più difficile il contrasto alle malattie infettive e aumenta il rischio di complicanze e decessi. 

Un aspetto alle volte poco considerato è poi quello legato all’ambiente. L’uso eccessivo di antibiotici da parte dell’uomo induce lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza non solo in modo diretto, ma anche indiretto quando residui di antibiotici vengono rilasciati nell’ambiente. Questi residui continuano ad essere attivi, contaminando acqua, suolo, vegetazione ed entrando in contatto con i microrganismi che li abitano. 

Come sappiamo, la salute di esseri umani, animali, piante ed ecosistemi è strettamente interconnessa. Secondo l’Oms, molte delle nuove malattie infettive (Ebola, influenza aviaria e quella suina) hanno origine animale e sono legate all’impatto delle attività umane sugli ecosistemi naturali. 

Ecco perché nell’ultimo decennio è stato definito l’approccio “One Health”, ossia un modello sanitario che metta insieme, secondo una visione olistica, discipline professionali diverse a livello locale, nazionale e globale, nello sforzo congiunto di ridurre al minimo l’incidenza e la diffusione dell’antibiotico-resistenza e i rischi per la salute umana ad essa correlati.

Tale approccio è riconosciuto dall’ONU, dall’OMS, dalla FAO, dalla Commissione europea, dal nostro Ministero della Salute e da moltissimi istituti di ricerca e ONG di tutto il mondo. 

Come si sta combattendo l’antibiotico-resistenza in Italia 

L’Italia è uno  dei  Paesi  europei  con  i  livelli  più  elevati  di  resistenza  agli  antibiotici.

Il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno approvato il Piano Nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR), aggiornato di recente per il triennio 2022-2025, redatto dal Ministero della Salute e contenente tutte linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza, nel solco dell’approccio One Health. 

Il piano si articola in quattro aree orizzontali che mettono al centro il ruolo della formazione e dell’informazione a professionisti sanitari e cittadini, l’importanza della ricerca, dell’innovazione e della bioetica e l’approccio di cooperazione nazionale ed internazionale. 

Il che si traduce in interventi di: 

1. Sorveglianza e monitoraggio integrato

Dal 2001 è attiva la sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza, chiamata AR-ISS, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il sistema si basa su una rete di laboratori ospedalieri di microbiologia clinica che inviano annualmente i dati di sensibilità agli antibiotici per alcuni patogeni rilevanti dal punto di vista clinico ed epidemiologico. 

La sorveglianza permette di monitorare annualmente su base regionale l’andamento dell’antibiotico-resistenza nel nostro Paese. 

2. Prevenzione 

Soprattutto delle infezioni correlate all’assistenza in ambito ospedaliero e comunitario, delle malattie infettive e zoonosi. Obiettivi che sono stati inseriti nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 e che le Regioni sono impegnate a perseguire con programmi specifici. 

(Per un maggiore approfondimento su tutte le iniziative di prevenzione si può consultare la pagina dedicata sul sito del Ministero della Salute). 

3. Informazione e formazione all’uso appropriato degli antibiotici 

Sia in ambito umano che veterinario, incentivando anche una corretta gestione e smaltimento degli antibiotici e dei materiali antibiotici. Questo obiettivo è messo a terra attraverso diverse iniziative promosse dal Ministero della Salute, tra cui webinar e corsi per le professioni sanitarie, ma anche con importanti campagne di comunicazione rivolte ai cittadini, tra cui ricordiamo soprattutto quelle organizzate in occasione del 18 novembre Giornata europea degli antibiotici (“European Antibiotic Awareness Day” – Eaad) nell’ambito della contestuale Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici (World Antibiotic Awareness Week – Waaw) promossa dall’Oms. 

 

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